Adozioni. Impossibile accogliere la domanda di adozione da parte di un single in assenza di apposita legge – Cassazione Civile, Sentenza 3572/2011

Con la sentenza n. 3572/2011 che ha ‘aperto’ alle adozioni di bambini anche da parte di single, non c’è stato “nessun invito al legislatore da parte della Corte di Cassazione in materia di adozione”, perchè la Corte ha “semplicemente affermato che, in assenza di un’apposita legge (che ove emanata non sarebbe in contrasto con la Convenzione di Strasburgo sui diritti dei minori), non è possibile al giudice accogliere una richiesta di adozione da parte di una persona single”. A precisarlo, in una nota, è l’ufficio stampa della Corte di Cassazione, in riferimento ad “alcuni commenti alla sentenza apparsi nel senso che la Corte con la sentenza avrebbe invitato, sollecitato o addirittura preteso che il legislatore approvasse una norma che permettesse l’adozione anche da parte di persone singole”.

Cassazione Civile, Sezione Prima, Sentenza n. 3572 del 14/02/2011

VENDOLA UCCIDE LA “SANITA’ PUBBLICA” DELLA PUGLIA PER REGALARLA AI PRIVATI

Vendola, nega il diritto alle cure dei meno abbienti, degli anziani, degli extracomunitari, dei poveri privi di auto propria, manda a casa 4000 (circa) medici, infermieri, tecnici della sanità pubblica, chiude 18 ospedali, taglia 2200 posti letto della sanità pubblica, senza edificare nulla di nuovo!!
La politica del governo VENDOLA è la causa del decesso della SANITA’ PUBBLICA.
Al consiglio della regione Puglia chiediamo, di garantire il diritto alle cure di tutti i pugliesi, anche di chi decide di non affollare le grandi città, e popolano realtà come Santeramo, Ruvo, Grumo, Noci, Bitonto, Cisternino, Mottola e Massafra, Torremaggiore, S.Marco in Lamis, Monte S.Angelo, S.Cesario, Maglie, Gagliano del Capo, Poggiardo, Minervino, e Spinazzola ecc..
VENDOLA asporta la sanità dai piccoli centri, lasciandoli definitivamente agonizzanti e privi di qualsivoglia struttura a tutela della salute.
Se VENDOLA edificasse “prima” un’alternativa e “poi” demolisse il vecchio, eviterebbe di mandare a casa 4000 medici, infermieri e tecnici!!!!
Noi sanitari (medici, infermieri, tecnici) chiediamo il rispetto del dettato costituzionale, delle normative europee (Consiglio dell’unione europea n. 70 del 28 giugno 1999), nazionali (d.lgs. n. 368 del 2001), e dell’insegnamento della Corte Costituzionale (sentenza n. 274 del 2003), che prevedono la trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato (stabilizzazione) di personale in posizione precaria a vantaggio dei lavoratori e dell’amministrazione alla quale essi sono applicati, in ragione dell’esperienza acquisita.
Dunque, concludendo a nostro avviso VENDOLA è l’unico indagato, imputato e colpevole del decesso della sanità pugliese, sempreché non dimostri il contrario!!
ANCHE PERCHE’ SE NON SUA, DI CHI E’ LA RESPONSABILITA’ DEI TAGLI IN SANITA’????
Altamura, li 18.01.2011
Domenico CIRASOLE ( – dcirasole@libero.it – )
PRESIDENTE COMITATO S.p.A. (Sanitari precari Altamurani) http://precariesenzalavoro.blogspot.com/

Parlano di noi:
http://www.quotidianodipuglia.it/articolo_app.php?id=35789&sez=
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/18-gennaio-2011/regione-ordine-giorno-sanitapdl-esce-aula-proteste-precari-181282393771.shtml

Sanità: Infermieri e medici chiedono stabilità al Governatore Vendola.

Ill.mo. Presidente Regione Puglia
On.le. Nichi Vendola
Lungomare Nazario Sauro n. 33
BARI

Altamura 10.01.2011
OGGETTO: Stabilizzazione dei medici ed infermieri della Puglia.
Gentile Presidente, con la presente Le ricordiamo il grande disagio psichico che i medici, infermieri e tecnici della puglia vivono da mesi.
Ci rivolgiamo a Lei, perchè riteniamo che sia fondamentale che si esprima nettamente rispetto al blocco del turnover, e perchè Lei ha una importante responsabilità nel concedere proroghe adeguate ovvero nel predisporre la stabilizzazione.
Noi infermieri e medici non scendiamo in piazza con caschi, al massimo usiamo una piccola mascherina, durante il nostro lavoro; non saliamo su tetti, gru, e soprattutto non occupiamo ospedali, pur trascorrendo in essi molte ore; non scorriamo strade con slogan, fischi e chiasso, ma anzi come fiumi carsici operiamo in silenzio e siamo sempre presenti a distribuire competenze e professionalità; non appicchiamo incendi, ma al contrario curiamo le ulcere dei fuochi.
Presidente, nonostante non facciamo nulla di clamoroso, vorremmo portare alla Sua attenzione, la situazione della nostra sanità, sottoposta ad un delicato intervento di tagli degli sprechi, e di ricostruzione di un servizio sanitario efficace ed efficiente.
Il piano di rientro ha previsto un profondo taglio della spesa del personale medico ed infermieristico, e in contemporanea, opera ponendo in essere nuove procedure concorsuali.
Il ricorso a questa terapia placebo, serve a non rinnovare il contratto ai medici ed infermieri attualmente in servizio, giustificati dall’eccezione del Piano di Rientro, sostituendo così, ad essi, altri medici ed infermieri selezionati da nuove procedure o da mobilità.
I medici ed infermieri, attualmente in servizio perderebbero così definitivamente la speranza di essere stabilizzati.
Presidente, Lei da sempre attento alla Puglia migliore, ci auguriamo voglia, riconoscere il nostro invisibile operato, e quindi prorogare e stabilizzare i contratti dei medici, infermieri, e tecnici, necessari a garantire i Livelli essenziali di assistenza.
Con le nuove procedure, non è affatto garantito che tutti coloro che hanno maturato il diritto a proseguire l’esperienza lavorativa siano realmente selezionati.
Grande e unitaria è stata la mobilitazione in altre regioni (da mesi) e qualche risultato si è ottenuto.
A fine anno, infatti, sono stati raggiunti importanti accordi per la stabilizzazione del personale della sanità pubblica del Lazio e della Campania, per noi invece una proroga di soli “tre mesi”, e dopo il buio più totale.
Il licenziamento dei medici ed infermieri avrà come “naturale” conseguenza l’interruzione di servizi e la sospensione concreta dell’erogazione di prestazioni considerate essenziali, con l’allungamento delle attese, e il calo della qualità assistenziale.
Tale riduzione d’ossigeno riguarda solo le strutture pubbliche, le uniche che non selezionano il malato, e che devono garantire assistenza anche ai meno abbienti, agli anziani, agli extracomunitari, ai senza tetto, ai disagiati, di qualunque razza e religione, ed in ogni momento della loro vita, dalla nascita alla morte.
Ridurre l’ossigeno a chi a stento respira significa soffocarlo, in altre parole colpire la sanità pubblica significa ledere la concreta possibilità di essere prontamente, adeguatamente curati, anche se poveri.
Presidente, pur esprimendo soddisfazione per la logica della deospedalizzazione, e delle strutture ospedaliere omnicomprensive, ritengo che è impensabile impedire a chi non è auto-dotato, di restare escluso dal diritto alle cure.
Il nostro auspicio è che Lei, superando le previsioni della finanziaria di luglio, proroghi i contratti in scadenza e conceda la stabilizzazione, in virtù della consapevolezza che dietro il lavoro di un precario c’è un servizio prestato, un diritto garantito, un bisogno da soddisfare.
Siamo convinti che sia necessario riqualificare il sistema sanitario regionale, ma riteniamo che ciò non cammini parallelamente con la sostituzione prevista dei medici ed infermieri ad oggi assunti dalle ASL con contratto a tempo determinato.
Crediamo sia importante che ognuno faccia del proprio meglio, per cancellare gli sprechi e le anomalie delle ASL, ma ribadiamo il concetto affermato dal d.lgs. n. 368 del 2001, e dalla direttiva del Consiglio dell’unione europea n. 70 del 28 giugno 1999, che la concessione di più proroghe del contratto a termine attuate non per esigenze di imprevedibilità, determina la trasformazione del contratto da tempo determinato a indeterminato.
La conversione dei rapporti attraverso lo stabile inserimento nelle ASL dei medici, infermieri e tecnici, ha la finalità di dare stabilità a rapporti di lavoro precario, a vantaggio dei lavoratori e dell’amministrazione alla quale essi sono applicati.
In tal modo non sarebbe disatteso l’insegnamento della Corte Costituzionale (sentenza n. 274 del 2003) secondo cui la stabilizzazione di personale in posizione precaria si presume funzionale alle esigenze di buon andamento dell’amministrazione in ragione dell’esperienza acquisita.
Fiduciosi che Lei porrà a questa lettera, un’attenta analisi, degna della problematica sottesa, e che solo a Lei è dato di decidere delle sorti di migliaia di medici ed infermieri, al pari di un rianimatore che dopo ore di manovre, tentativi, e sudore versato, dica all’intera equipe: “INTERROMPETE LE MANOVRE PERCHE’ IL MALATO E’ DECEDUTO”.
Con umiltà affettuosa, gratitudine, devozione, ed ammirazione, confido nel suo intervento e La saluto con deferente omaggio e stima incondizionata.
Domenico CIRASOLE
Presidente “COMITATO S.p.A.” (Sanitari precari Altamurani)
Blog: http://precariesenzalavoro.blogspot.com/
email : dcirasole@libero.it

Guarda la Video lettera dei medici ed infermieri al Presidente Vendola, governatore della regione puglia:
http://precariesenzalavoro.blogspot.com/2011/01/video-lettera-al-presidente-vendola-dai.html

I sanitari precari (medici, infermieri) scrivono al presidente della repubblica.

Domenico CIRASOLE
PRESIDENTE COMITATO S.p.A.
-Sanitari precari Altamurani-

Gent.mo e stim.mo
Sig. Presidente della Repubblica
GIORGIO NAPOLITANO
Palazzo del Quirinale
00187 – ROMA
Fax 06.46993125

Oggetto: Appello a difesa del diritto alla stabilità lavorativa dei professionisti sanitari precari.

Altamura, 23 dicembre 2010

Mi permetto di disturbarLa con questa lettera, signor Presidente, poiché so che è impossibile poter parlare con Lei direttamente al Quirinale.
Pertanto Le invio, signor Presidente, il presente scritto, attraverso il quale voglio innanzitutto esprimerLe la mia umile e grata riconoscenza per il suo mandato, condotto con estrema terzietà, al fine ultimo di garantire l’unità del nostro paese.
Io Le scrivo, da semplice e umile cittadino, sapendo di non avere nessuna autorità come anche di non avere quasi nessuna dimestichezza con questioni legate alla politica.
Io mi rivolgo umilmente e direttamente a Lei, prima di tutto come libero cittadino dello Stato Italiano, e poi anche come credente in Dio, per chiederLe se Lei può intervenire per difendere il diritto alla stabilità, dei professionisti sanitari precari.
Lei, sicuramente può invitare le Camere (art. 87.Cost) a invertire nuovamente la rotta sui diritti dei LAVORATORI.
A mio avviso, signor Presidente, gli avvenimenti degli ultimi periodi devono fare riflettere la classe politica, le istituzioni e le forze sociali, sul distacco e disappunto del popolo italiano.
L’assenza di un confronto pacato costringe a forme di manifestazioni non comprensibili.
La crisi economica internazionale, causata da speculazione finanziaria, normativa stranamente permissiva, poco vigilante e quasi mai sanzionatoria, obbliga gli stati ad un’ulteriore cambiamento di rotta.
Già da tempo, assistiamo ad un’abrogazione dei diritti del lavoratore, che da ultimo si conclude con l’attacco alla formazione universitaria, orgoglio della nostra nazione, da sempre, che si traduce in una lesione della democrazia, cosi come altre riforme (riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento dei poteri del Capo del Governo, Bicameralismo, impunità dei parlamentari, federalismo fiscale).
Non può esservi democrazia quando manca il dialogo, la partecipazione politica, e la formazione culturale.
Solo la formazione culturale è il seme della democrazia, e questa oggi è fortemente lesa, assieme al futuro dei giovani e meno giovani.
Su loro cade la responsabilità della politica che abrogando lentamente e silenziosamente i diritti dei lavoratori, ha creato terreno fertile alla crisi economica-sociale-ideale-morale.
Dette scelte politiche hanno causato la caduta nelle tenebre, delle famiglie, che sono in grave difficoltà economica sin dal loro sorgere, a causa del diffondersi dei contratti di lavoro atipici, che non permettono loro di ottenere delle certezze quali un’abitazione propria, e che continua nell’impossibilità di crescita delle stesse famiglie, quando a causa della produttività, e del poco tempo a disposizione, le costringe a rinunciare o quantomeno ridurne il numero della prole, vista le difficoltà nel crescerli.
E’ impensabile sostituire la dignità del lavoratore con piccoli finanziamenti, con prestiti agevolati o con soluzioni alternative.
Il lavoratore, signor Presidente, necessita di stabilità e prospettiva di futuro certo, e la politica ha l’obbligo di ascoltare dette richieste, cosi come ha l’obbligo di rispettare il dettato Costituzionale, che riconosce l’importanza del lavoro (art. 1 Cost), della famiglia (art. 2 Cost), dell’uguaglianza davanti alla legge (art. 3 Cost), dello sviluppo della persona (art. 3 Cost co. 2), e impone di rimuovere ogni ostacolo per raggiungere la pari dignità sociale.
Signor Presidente, il mio appello è appunto quello che la politica intervenga affinché la dignità sia restituita al lavoratore, inteso come persona, come cittadino, al quale riconoscere “ l’effettivo diritto al lavoro” (art. 4 Cost).
La ringrazio dal più profondo del cuore per quanto potrà fare a tal proposito.
Signor Presidente, a mio avviso vi è una delusione nella politica, molto attenta ai propri elettori, ai sondaggi, e un po’ meno attenta al rispetto della Carta Costituzionale.
La crisi economica internazionale merita un’accurata analisi, e un intervento drastico ed urgente, al fine di bloccare la crescita della disoccupazione, che non è più solo giovanile, ma anzi interessa sempre più cinquantenni fortemente scolarizzati, ed il più delle volte laureati.
La scelta di delocalizzare le imprese, è la nuova forma di colonizzazione del capitalismo, alla ricerca di paesi sottosviluppati, con enorme forza lavoro sottopagata, priva di diritti e tutele; in altre parole, alla ricerca di “nuovi schiavi”.
Nella gerarchia del fare di un paese democratico cristiano d’occidente, non può che esservi un contrasto a questo dilagante problema, contrasto da attuare attraverso gli strumenti, i mezzi, e le energie più opportune per colmare appunto gli effetti negativi dello sfruttamento della globalizzazione.
L’intervento a livello internazionale a difesa e tutela del lavoratore, si può e si deve fare.
L’economia reale stenta ad ripartire, l’attenzione e gli interventi delle nazioni, purtroppo cadono solo sui sistemi bancari e finanziari, tralasciando il mondo del lavoro, globalmente inteso.
La crisi economica ha imposto tagli lineari, imponendo riduzioni dei costi, che hanno interessato “in primis”, il taglio del personale precario, impiegato da anni, con contratti semestrali, nella pubblica amministrazione.
Cronologicamente, da ultimo, il 16 dicembre, nella conferenza stato-regione, si è firmato il nuovo patto di stabilità, che precisa all’art. 52 che il blocco automatico del turn-over, non interessa la sanità, tranne che per quelle regioni aventi piani di rientro, alle quali applicare la legge 122/10, che invece non solo impone il blocco automatico del turn-over, ma prevede anche che il 50% del fabbisogno di personale sia coperto attraverso forme atipiche di contratto.
La necessità della tenuta dei conti pubblici in regola, ed il federalismo fiscale, Signor Presidente, causerà ulteriore disoccupazione, perché non tengono conto delle differenze economiche del nostro paese.
Inevitabilmente le conseguenze sull’unita della Repubblica si faranno sentire, come da molti volute, e a gran voce pretese.
Signor Presidente, a mio avviso, quale cittadino cristiano, interpreto l’abrogazione del principio di sussidiarietà e solidarietà, nascosta nella parola “federalismo”, un chiaro intento d’attacco all’unita del paese.
Per questo, allora, molto preoccupato e triste – come Lei e come tantissimi altri – dal presente stato sociale della Nazione, a causa dell’annullamento del diritto alla stabilità lavorativa e alla continuità assistenziale, che nuocciono grandemente allo sviluppo del paese soprattutto nel sud.
Mi rivolgo fiduciosamente a Lei, “supremo garante della Costituzione”, della quale conosce a fondo “la lettera” e “lo spirito”, per chiederLe, come ho scritto sopra, se Lei può fare anche qualcosa di più, per far rispettare la legalità la Costituzione, e il diritto dei lavoratori alla stabilità, negata dall’uso sconsiderato, anche nella pubblica amministrazione di contratti atipici, nonché il ricorso esagerato a società appaltatrici di servizi, estendendo questo termine, servizi, anche ai diritti Costituzionalmente garantiti, quale il diritto alla salute (art. 32 Cost.) garantito appunto dai Professionisti (medici, infermieri, tecnici) della sanità.
Mi rivolgo direttamente a Lei, signor Presidente, perché Lei è il Primo Cittadino d’Italia, garante del rispetto della Costituzione e delle leggi che governano il vivere civile di questa Nazione, e garante dei diritti anche dell’“ultimo” dei cittadini, tra i quali mi ci sento anch’io.
A mio avviso garantire un diritto quale appunto quello alla salute, con sanitari precari, significa garantire un diritto precario.
Allora scrivo a Lei direttamente e fiduciosamente, signor Presidente della Repubblica, perché, se non Le crea incomodo e lo ritiene opportuno od utile, e possibile possa anche, se vuole, inoltrare la copia della mia lettera stessa ad altre Autorità.
Concludendo questa mia lettera, voglio di nuovo esprimerLe, signor Presidente, tutta la mia più viva riconoscenza per tutto quanto di bene, e con tanto immane sacrificio, ha già fatto nel lungo arco del Suo mandato presidenziale e che non dubito farà ancora nel tempo rimastoLe, specie per il Suo "impegno" "per l’uomo", "per ogni uomo" "italiano", e quindi anche "per il mondo del lavoro".
Di nuovo ancora La ringrazio e La saluto con la più viva cordialità ed affetto, assicurandoLe la mia quotidiana preghiera.
In ultimo, mi viene spontaneo ricordare, alle porte del Santo Natale, una "consolante" e "sicura" "promessa", che travalica ogni evento: "FINALMENTE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’"
Con viva cordialità.
Domenico CIRASOLE
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