Cass. civ. Sez. I, Sent., 03-10-2011, n. 20170 Impugnazioni

Sentenza scelta dal dott. Domenico Cirasole direttore del sito giuridico http://www.gadit.it/

Svolgimento del processo

Con sentenza del 27 giugno 2005 la corte d’appello di Ancona ha dichiarato inammissibile per genericità l’impugnazione del lodo pronunciato il 12 dicembre 1996 dal collegio arbitrale incaricato di dirimere la controversia tra il Consorzio STS Technosynesis e l’Azienda ospedaliera San Salvatore di (OMISSIS) con il quale era stato dichiarato il difetto di legittimazione passiva dell’Azienda.

La corte territoriale ha anche aggiunto che ai sensi della L. n. 724 del 1994, art. 6 la legittimazione spettava alla gestione stralcio presso la regione Marche.

Il Consorzio ha proposto ricorso affidato a due motivi, resiste con controricorso l’Azienda ospedaliera. Entrambe le parti hanno presentato memorie.
Motivi della decisione

1. Con il primo motivo, deducendo la violazione degli artt. 827, 828, 829 e 830 c.p.c., dell’art. 156 c.p.c. e vizio di motivazione, il ricorrente sostiene che erroneamente la corte territoriale ha dichiarato l’inammissibilità dell’impugnazione del lodo, non tenendo conto del principio enunciato da questa Corte secondo il quale non sarebbe necessario che tale impugnazione contenga l’indicazione specifica delle norme violate, la quale, peraltro, era stata compiuta. Inoltre la genericità dell’impugnazione sarebbe contraddetta e, comunque, sarebbe sanata per raggiungimento dello scopo, dal fatto che la controparte si sarebbe difesa con dovizia di argomentazioni e la stessa corte d’appello ha confutato nel merito la tesi di esso impugnante.

Il motivo non è fondato.

La corte territoriale ha dato atto che, dopo aver esposto i fatti nelle prime diciotto pagine dell’impugnazione e dopo avere trascritto la motivazione del lodo da pagina diciannove a pagina ventotto, il consorzio si è limitato, in poche righe, ad indicare le norme che sarebbero state erroneamente interpretate e applicate dagli arbitri e ad affermare che da tali norme si ricaverebbe che l’Azienda ospedaliera è succeduto nel rapporto di concessione facente capo al comune di Pesaro. Il consorzio non ha invece dedotto quali canoni di diritto applicati dagli arbitri sarebbero stati erroneamente interpretati e le ragioni di tale erroneità.

Pertanto la valutazione di genericità dell’impugnazione appare congruamente e correttamente motivata.

Nè il ricorrente ha interesse a denunciare il fatto che, comunque, la corte territoriale ha anche aggiunto che nel merito la decisione arbitrale era corretta, trattandosi di affermazione che non comporta alcuna ulteriore lesione della sua situazione giuridica soggettiva.

2. Resta assorbito il secondo motivo con il quale, deducendo la violazione degli artt. 827, 828, 829 e 830 c.p.c. in relazione al D.Lgs. n. 502 del 1992, art. 5 alla L. n. 724 del 1994, art. 6 della L. n. 549 del 1995, art. 2 e della L.R. Marche n. 22 del 1994, art. 8 sostiene che nella specie non si sarebbe verificata una successione in un debito o un credito del Comune di Pesaro relativo a un rapporto esaurito, ma di successione nel rapporto contrattuale ancora pendente nato dal contratto stipulato con il predetto Comune il 25 gennaio 1991, rapporto trasferito non alla gestione commissariale della regione, ma all’Azienda convenuta.

Le spese seguono la soccombenza.
P.Q.M.

La corte rigetta il primo motivo, assorbito il secondo e condanna il ricorrente al pagamento delle spese con Euro 5.200,00 (di cui Euro 200,00 per esborsi) oltre alle spese generali e agli accessori come per legge.

Testo non ufficiale. La sola stampa del bollettino ufficiale ha carattere legale.

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