Cass. civ. Sez. I, Sent., 31-10-2011, n. 22632

Sentenza scelta dal dott. Domenico Cirasole direttore del sito giuridico http://www.gadit.it/

Svolgimento del processo

1 – La Corte di appello di Roma, pronunciando sull’opposizione alla stima proposta da B.G. in relazione all’indennità di espropriazione e di occupazione provvisoria di due terreni siti in località (OMISSIS), dichiarava cessata la materia del contendere in merito all’indennità di espropriazione (rideterminata in corso di causa dalla competente commissione in misura accettata dalla B.), e liquidava l’indennità di occupazione, sulla quale persisteva contrasto fra le parti in considerazione della mancata corrispondenza fra la superficie espropriata e quella risultante dal verbale di immissione in possesso, commisurandola agli interessi legali sull’importo di Euro 44.385,00. 1.1 – Per la cassazione di tale decisione il Comune di Roma propone ricorso, affidato a due motivi.

Resiste con controricorso la B..
Motivi della decisione

2 – Preliminarmente deve osservarsi che al ricorso in esame, avente ad oggetto un provvedimento emesso nel mese di maggio dell’anno 2006, debbono applicarsi le disposizioni del D.Lgs. 2 febbraio 2006, n. 40 (in vigore dal 2.3.2006 sino al 4.7.2009), e in particolare l’art. 6, che ha introdotto l’art. 366 bis cod. proc. civ.. Alla stregua di tali disposizioni – la cui peculiarità rispetto alla già esistente prescrizione della indicazione nei motivi di ricorso della violazione denunciata consiste nella imposizione di una sintesi originale ed autosufficiente della violazione stessa, funzionalizzata alla formazione immediata e diretta del principio di diritto al fine del miglior esercizio della funzione nomofilattica l’illustrazione dei motivi di ricorso, nei casi di cui all’art. 360, comma 1, nn. 1, 2, 3, 4, deve concludersi, a pena di inammissibilità, con la formulazione di un quesito di diritto che, riassunti gli elementi di fatto sottoposti al giudice di merito e indicata sinteticamente la regola di diritto applicata da quel giudice, enunci la diversa regola di diritto che ad avviso del ricorrente si sarebbe dovuta applicare nel caso di specie, in termini tali che per cui dalla risposta che ad esso si dia discenda in modo univoco l’accoglimento o il rigetto del gravame.

Analogamente, nei casi di cui all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 5, l’illustrazione del motivo deve contenere (cfr., ex multis: Cass. S.U. n. 20603/2007; Cass., n. 16002/2007; Cass., n. 8897/2008) un momento di sintesi – omologo del quesito di diritto – che ne circoscriva puntualmente i limiti, in maniera da non ingenerare incertezze in sede di formulazione del ricorso e di valutazione della sua ammissibilità. 2.1 – Il ricorso esame non è conforme a tali disposizioni, in quanto, essendosi, con entrambi i messi, denunciata insufficienza e contraddittorietà della motivazione, manca del tutto quel momento di sintesi omologo del quesito di diritto, nel senso sopra evidenziato.

2.2 – Alla declaratoria di inammissibilità segue, in base al criterio della soccombenza, il regolamento delle spese processuali.
P.Q.M.

La Corte dichiara inammissibile il ricorso e condanna il Comune di Roma alla refusione delle spese processuali in favore della controparte, liquidate in Euro 2.200,00 di cui Euro 2.000,00 per onorari.

Testo non ufficiale. La sola stampa del bollettino ufficiale ha carattere legale.

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