Sentenza scelta dal dott. Domenico Cirasole direttore del sito giuridico http://www.gadit.it/
Svolgimento del processo – Motivi della decisione
Il tribunale di La Spezia condannava T.F. per il reato ex art. 486 c.p., avendo scritto la somma di Euro 8650 su un assegno rilasciato dal datore di lavoro alla moglie B.L. (autorizzata a scrivervi l’importo di Euro 650 in riferimento a spettanze di lavoro).
La Corte d’appello di Genova confermava sulla scorta della perizia grafologica.
Ricorre il difensore, deducendo il travisamento poichè il perito assume che l’imputato ha vergato in lettere la cifra "ottomilaseicentocinquanta", ma non è stato acclarato chi sia autore delle cifre 1 (per la data) e 8 (quanto all’importo). Solo tale accertamento avrebbe potuto far comprendere "se l’imputato avesse alterato l’indicazione originale oppure se, completando l’assegno; si sia limitato a riportare la somma già corretta nella parte superiore (quella indicata in cifre)".
Le censure sono manifestamente infondate.
Il ricorrente sembra trascurare che i coniugi T. e B. hanno operato di comune accordo e che il credito vantato dalla donna nei confronti del datore di lavoro L. era di Euro 650.
Non rileva dunque chi dei due abbia materialmente vergato il titolo di credito ed in quale parte.
La prova logica si coniuga con le risultanze dell’elaborato peritale, denunciando irrefragabilmente la commissione del falso addebitato.
E’ innegabile che il T. abbia quanto meno concorso come istigatore o determinatore della condotta delittuosa.
L’inammissibilità del ricorso preclude l’operatività della prescrizione maturata in data 1.8.10 (S.U. 22.11.00, n. 22 De Luca).
Il T. va condannato alle spese ed alla sanzione pecuniaria ex art. 616 c.p.p..
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e della somma di Euro 500 alla Cassa delle Ammende.
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