Cass. civ. Sez. lavoro, Sent., 21-12-2011, n. 28076 Notificazione nella residenza, domicilio o dimora

Sentenza scelta dal dott. Domenico Cirasole direttore del sito giuridico http://www.gadit.it/
Svolgimento del processo

Con sentenza 23.1. – 25.2.06 la Corte d’Appello di Roma rigettava il gravame interposto dalla S.a.s. Ediltermica 90 di Lupi Manuela e C. contro la sentenza del Tribunale della stessa sede che ne aveva respinto l’opposizione alla cartella esattoriale notificatale dall’INPS il 30.9.03, notifica rispetto alla quale il ricorso in opposizione (proposto in contraddittorio anche della Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.) era risultato tardivo perchè depositato solo in data 25.11.03.

Per la cassazione di tale sentenza ricorre la S.a.s. Ediltermica 90 di Lupi Manuela e C. affidandosi a due motivi.

L’intimata Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. non ha svolto attività difensiva.

La difesa dell’INPS, che ha depositato procura in calce alla copia notificata del ricorso, ha discusso la causa in udienza.

Motivi della decisione

1- Con il primo motivo la ricorrente deduce violazione e/o falsa applicazione degli artt. 145, 148, 139 e 160 c.p.c., per avere la Corte territoriale erroneamente affermato che la notifica della cartella esattoriale sarebbe avvenuta presso la sede della società sita in (OMISSIS), a mani di L.M., qualificatosi come addetto alla sede della società, mentre da plurimi e concordanti elementi dovrebbe invece ricavarsi che la consegna dell’atto era avvenuta in (OMISSIS), ove abita il signor L.M.: infatti – prosegue parte ricorrente – il messo notificatore aveva dichiarato di avere consegnato la cartella di pagamento "in assenza del contribuente", il che equivaleva a dire, in buona sostanza, che la sede della società era chiusa; sempre il messo notificatore aveva affermato di consegnare la cartella al signor L., qualificatosi addetto alla sede della società, mentre in realtà questi non ne era dipendente, socio o legale rappresentante, nè vi svolgeva attività alcuna; infine, sempre il messo notificatore aveva informato della consegna dell’atto la società contribuente con raccomandata di cui all’art. 139 c.p.c., comma 4 (raccomandata che poi, in realtà, la società non aveva neppure ricevuto), dal che parte ricorrente arguisce che la notifica dell’atto era avvenuta al di fuori della sede sociale.

Con il secondo motivo ci si duole di violazione e/o falsa applicazione dell’art. 2700 c.c., poichè la relata di notifica fa fede fino a querela di falso solo riguardo alle attività svolte dall’ufficiale procedente e alla constatazione di fatti avvenuti in sua presenza e di dichiarazioni resegli, non anche di informazioni dallo stesso assunte o di indicazioni fornitegli da altri; nel caso di specie, contrariamente a quanto statuito nell’impugnata sentenza, non era necessaria la querela di falso, perchè ciò che era in contestazione era l’interpretazione, da parte dei giudici del merito, di quanto emergeva dalla relata di notifica.

2- I due motivi, da esaminarsi congiuntamente perchè entrambi afferenti alla pretesa nullità della notifica, sono infondati.

Premesso che la notifica della cartella esattoriale è avvenuta ai sensi del combinato disposto degli artt. 139 e 145 c.p.c. (essendo il destinatario una società sprovvista di personalità giuridica), quelle di cui al ricorso sono illazioni a fronte della chiara dizione della relata di notifica (come menzionata dalla stessa società ricorrente), da cui si evince che la notifica medesima è avvenuta in (OMISSIS), ovvero presso la sede della Ediltermica.

La dizione "in assenza del contribuente" sta semplicemente a indicare che la notifica è avvenuta mediante consegna dell’atto non a mani proprie del legale rappresentante della società, bensì a mani di un suo incaricato, tale qualificatosi.

E’ appena il caso di rammentare che, per costante insegnamento giurisprudenziale di questa Corte Suprema, la relata di notifica fa fede sino a querela di falso non solo di quanto avvenuto in presenza dell’ufficiale notificatore, ma anche delle dichiarazioni da lui ricevute, fra le quali va annoverata la dichiarazione con cui il consegnatario dell’atto affermi di essere addetto alla sede sociale, come avvenuto nel caso in esame.

Poichè la notifica ex art. 145 c.p.c. si è perfezionata con la consegna dell’atto all’addetto alla sede sociale (cfr., ex aliis, Cass. 5.8.02 n. 11702; Cass. 23.1.98 n. 642), tale qualificatosi, il successivo adempimento costituito dall’inoltro di una raccomandata ha costituito soltanto prudenziale eccesso di zelo.

Infine, ricordato che la notificazione di un atto ai sensi dell’art. 145 c.p.c. si perfeziona al momento della sua consegna ad una persona fisica legata all’ente da un rapporto qualificato, anche se non necessariamente caratterizzato dai connotati della prestazione lavorativa, rapporto derivante dall’incarico, pur se provvisorio e precario e non necessariamente conferito in maniera formale, di ricevere l’atto (cfr., ancora, giurisprudenza innanzi menzionata), la prova dell’eventuale insussistenza di un rapporto siffatto, nel caso in cui il consegnatario si sia qualificato addetto alla ricezione degli atti per conto della società destinataria (come avvenuto nel caso di specie) deve essere fornita da quest’ultima (cfr. Cass. 2.7.2010 n. 15798), il che non è avvenuto.

3- In conclusione, il ricorso è da rigettarsi.

La pronuncia sulle spese è dovuta solo riguardo all’INPS – che ha discusso la causa in udienza a mezzo del proprio difensore – e non anche all’intimata Banca MPS S.p.A., che non ha svolto alcuna attività difensiva.

P.Q.M.

LA CORTE rigetta il ricorso e condanna la società ricorrente alle spese del giudizio di legittimità, liquidate in Euro 500,00 per onorari, in favore dell’INPS. Nulla per le spese nei confronti della intimata Banca MPS S.p.A..

Testo non ufficiale. La sola stampa del bollettino ufficiale ha carattere legale.

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