T.A.R. Lazio Roma Sez. I, Sent., 21-11-2011, n. 9070

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Svolgimento del processo – Motivi della decisione

1. La Corte Suprema di Cassazione, con provvedimento n. 6555 del 14.7.2008, accoglieva la domanda della ricorrente proposta ai sensi della legge n. 89/2001 e condannava il Ministero della Giustizia al pagamento in suo favore della somma di Euro 7.000, 00 (oltre gli interessi e le spese di giudizio).

Il decreto di liquidazione, veniva notificato in data 4.5.2009, all’attuale convenuta.

In assenza di tempestivo adempimento, la ricorrente si trovava costretta a notificare atto di precetto.

Anch’esso non ha sortito esito alcuno.

A fronte dell’inerzia della pubblica amministrazione, parte ricorrente chiede che venga nominato un Commissario ad acta al fine di procedere, senza indugio, e con piena funzione sostitutoria, all’esecuzione della sentenza di cui in epigrafe.

Chiede altresì il risarcimento dei danni morali.

L’Avvocatura dello Stato non si è costituita in giudizio.

Il ricorso è stato trattenuto per la decisione alla camera di consiglio del 9.11.2011.

2. Il ricorso è in parte fondato.

Secondo la prevalente giurisprudenza del Consiglio di Stato, formatasi nel vigore degli art. 27, n. 4, r.d. 26 giugno 1924, n. 1054 e 37 l. 6 dicembre 1071, n. 1034 (sez. IV, n. 3427/2005 e, da ultimo, 10 dicembre 2007, n. 6318; sez. IV, 12 maggio 2008, n. 2158; sez. IV, 18 giugno 2009, n. 3983; sez. IV, 23 luglio 2009, n. 4600; sez. IV, 24 maggio 2010, n. 3253; sez. IV, 27 maggio 2010, n. 3383) il decreto di condanna emesso ai sensi dell’art. 3 della c. d. legge Pinto, n. 89/2001, ha natura decisoria su diritti soggettivi e, essendo idoneo ad assumere valore ed efficacia di giudicato, vale ai fini della ammissibilità del ricorso contemplato dai citt. artt. 37 della legge 6 dicembre 1971, n. 1034 e 27 del t.u. 26 giugno 1924, n. 1054.

Il giudizio per l’ ottemperanza dell’amministrazione al giudicato del Giudice ordinario è esperibile, in particolare, anche per l’esecuzione di una condanna al pagamento di somme di denaro, alternativamente o congiuntamente rispetto al rimedio del processo civile di esecuzione, con il solo limite dell’impossibilità di conseguire due volte le stesse somme (Cons. Stato, VI, 16 aprile 1994, n. 527; Cass., SS. UU., 13 maggio 1994, n. 4661; Cons. Stato, IV, 25 luglio 2000, n. 4125 e 15 settembre 2003, n. 5167).

Nessun dubbio può, peraltro, esservi oggi, alla luce del codice del processo amministrativo (cfr., in particolare, l’art. 112, comma 2, lett. c), secondo il quale l’azione di ottemperanza può essere proposta per ottenere l’esecuzione "delle sentenze passate in giudicato e degli altri provvedimenti ad esse equiparati del giudice ordinario al fine di ottenere l’adempimento dell’obbligo della pubblica amministrazione di conformarsi, per quanto riguarda il caso deciso, al giudicato", ulteriormente precisandosi, in punto di competenza territoriale, che, in tal caso, il ricorso si propone al TAR nella cui circoscrizione ha sede il giudice che ha emesso la sentenza di cui è chiesta l’ottemperanza.

Nel caso di specie, è bene ancora precisare – relativamente agli importi recati dall’atto di precetto, di cui si chiede la corresponsione – che non sono dovute ulteriori somme a titolo di spese processuali oltre quelle effettivamente liquidate dalla Corte d’Appello, nonché quelle liquidate con la presente decisione.

Le spese di precetto riguardano infatti il procedimento di esecuzione forzata disciplinato dagli artt. 474 e ss. C.p.c. e non già il presente giudizio di ottemperanza (cfr., ex plurimis, TAR Campania, sez. IV, 15 aprile 2011, n. 2162).

Tanto precisato, sussistendo il presupposto dell’inoppugnabilità per decorso dei termini previsti ex lege, il ricorso deve essere accolto, con conseguente ordine al Ministero della Giustizia di provvedere entro trenta giorni al pagamento delle somme recate dal citato titolo esecutivo oltre gli interessi legali fino al soddisfo.

Nell’eventualità di inutile decorso del termine di cui sopra, si nomina fin da ora quale Commissario ad acta, il Ragioniere Generale dello Stato, con facoltà di delega.

Deve, infine, essere respinta la domanda di risarcimento dei danni morali (derivanti dall’inesecuzione del giudicato), in quanto priva di allegazione alcuna, in ordine al cd. dannoconseguenza (cfr. Consiglio Stato, sez. VI, 15 luglio 2010, n. 4553).

Le spese di giudizio seguono la soccombenza e sono liquidate (sulla base della nota spese), come da dispositivo.

P.Q.M.

Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma, sez. I^, definitivamente pronunciando sul ricorso di cui in premessa, lo accoglie in parte, come da motivazione, e, per l’effetto, ordina all’amministrazione intimata di provvedere all’esecuzione, in favore della ricorrente, del decreto indicato in epigrafe, e al pagamento delle somme alla stessa dovute entro il termine perentorio di 30 giorni dalla comunicazione o notificazione (se anteriore) della presente sentenza, alla scadenza del quale il Ragioniere generale dello Stato, o un funzionario da lui delegato, nominato fin da ora quale Commissario ad acta, provvederà, ad istanza di parte, ad ogni adempimento necessario per il pagamento, entro i successivi 30 giorni dall’istanza.

Condanna l’amministrazione alle rifusione delle spese di giudizio, che si liquidano complessivamente in euro 1.500,00 (millecinquecento/00) oltre agli accessori come per legge.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.

Testo non ufficiale. La sola stampa del bollettino ufficiale ha carattere legale.

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