T.A.R. Lombardia Milano Sez. IV, Sent., 22-11-2011, n. 2853 Giurisdizione del giudice ordinario e del giudice amministrativo

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Svolgimento del processo – Motivi della decisione

Con ricorso notificato in data 07.7.08 e depositato in data 10.7.08 il ricorrente impugnava il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno emesso all’esito della decisione negativa circa il riconoscimento dello status di rifugiato politico da parte della Commissione Territoriale competente in via amministrativa per tale riconoscimento con decisione impugnata innanzi al giudice ordinario.

Il ricorso formulava tre motivi di ricorso relativi al difetto di motivazione all’illegittimità derivata rispetto al provvedimento della Commissione territoriale ed all’eccesso di potere sotto varie figura sintomatiche.

Ministero dell’Interno si costituiva in giudizio chiedendo il rigetto del ricorso.

Alla camera di consiglio del 22.7.2008 veniva respinta l’istanza cautelare ed ammesso al gratuito patrocinio il ricorrente.

Ritiene il Collegio che il giudice amministrativo nel caso di specie sia carente di giurisdizione, appartenendo la stessa al giudice ordinario.

Una pronuncia delle SS. UU. della Corte di Cassazione (11535\09), successivamente confermata dalla giurisprudenza posteriore, ha affermato che la giurisdizione sul permesso di soggiorno per motivi umanitari ex art. 5,comma 6, D.lgs. 286\98 competa al giudice ordinario.

Nella motivazione della stessa si dà atto come in passato, sulla scorta della precedente legislazione in tema di rifugiati politici, non fosse mai stata messa in dubbio la giurisdizione del giudice amministrativo sui provvedimenti del Questore relativamente ai c.d. permessi per motivi umanitari.

Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni (d.lgs 251\07 per le questioni sostanziali e d.lgs. 25\08 per le questioni procedurali) il quadro è mutato.

Si riporta un brano della sentenza della Cassazione che esplicita il percorso argomentativo in questione: "Le statuizioni formulate in tale pronunziato di queste Sezioni Unite – adottato in un quadro di solo prevalente diverso orientamento del Consiglio di Stato (ex multis n. 3835 del 2005; contra n. 2868 del 2006) – non hanno più alcuna possibilità di richiamo diretto, come pervero premesso nella stessa ordinanza n. 7933 del 2008, le volte in cui la cognizione della richiesta di "asilo" dello straniero sia stata devoluta (dopo il 20 aprile 2005, data di acquisizione di efficacia della nuova regolamentazione dell’asilo) alle Commissioni Territoriali. Ed infatti, e sinteticamente richiamando l’attuale quadro normativo, emerge che:

– solo con il 20 Aprile del 2005, data di acquisizione di efficacia, per il decorso dei 120 giorni dalla data della sua pubblicazione sulla G.U., del regolamento di attuazione del T.U. (approvato con il D.P.R. n. 303 del 2004), ha acquisito efficacia, giusta la L. n. 189 del 2002, art. 34, comma 3 il disposto dell’art. 32 della predetta Legge che, come sopra anticipato, ha aggiunto al D.L. n. 416 del 1989, art. 1 conv. in L. n. 39 del 1990 l’art. 1 quater sulle Commissioni territoriali il cui comma 4 ha previsto che dette commissioni nell’esaminare la domanda di asilo valutino "… per i provvedimenti di cui all’art. 5, comma 6 del citato Testo Unico (…) le conseguenze di un rimpatrio alla luce degli obblighi derivanti dalle convenzioni internazionali di cui l’Italia è firmataria…";

– con la successiva previsione di cui al D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 32 (non derogata dal successivo D.Lgs. n. 159 del 2008), adottata in attuazione della direttiva 2005/85/CE ed in sede di regolamentazione procedimentale delle "protezioni" di cui al D.Lgs. n. 251 del 2007 (lo status e la protezione sussidiaria, la protezione umanitaria), si è disposto che "Nei casi in cui non accolga la domanda di protezione internazionale e ritenga che possano sussistere gravi motivi di carattere umanitario, la Commissione Territoriale trasmette gli atti al questore per l’eventuale rilascio del permesso di soggiorno ai sensi del D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286, art. 5, comma 6".

Appare al Collegio evidente che la previsione dell’art. 32 del Decreto del 2008 è nulla più che una più organica ed esplicita regolamentazione del nuovo rapporto tra accertamento valutativo della Commissione Territoriale e potere del Questore che era già chiaramente delineato nella norma introdotta dalla L. del 2002, art. 32 ma bisognevole di una regolamentazione procedimentale di dettaglio che fosse attuativa delle previsioni sostanziali di cui al sopravvenuto D.Lgs. n. 251 del 2007: di qui l’attribuzione alla Commissione di tutte le competenze valutative della posizione del richiedente asilo, da quella diretta all’ottenimento della protezione maggiore (lo status di cui al capo 3^ del D.Lgs. n. 251 del 2007) a quella generante una protezione sussidiaria (capo 4^ del D.Lgs., citato) sino a quella, residuale e temporanea, di cui al più volte richiamato del D.Lgs. n. 286 del 1998, art. 5, comma 6 con una organica previsione che fa venir meno ogni margine di apprezzamento politico delle condizioni del paese di provenienza (apprezzamento che non può competere ad un organo tecnico quale è la Commissione Territoriale) e lascia residuare al Questore nulla più che un compito di mera attuazione dei deliberati assunti sulla posizione dello straniero dalla Commissione stessa (restando al Questore rimessa la valutazione degli altri requisiti di legge che rendono "eventuale", come recita il citato art. 32, comma 3 il rilascio del permesso umanitario)".

Il Tribunale ritiene di aderire a questo nuovo orientamento della Cassazione poiché i c.d. permessi per motivi umanitari dovranno ormai essere sostituiti dai permessi per protezione sussidiaria previsti dall’art. 17 D.lgs. 251\07 che presuppongono la presentazione di una domanda per ottenere lo status di rifugiato politico e potranno essere mantenuti in vigore anche in caso di reiezione della domanda da parte della Commissione territoriale solo se la Commissione medesima valuterà l’esistenza di controindicazioni al rimpatrio.

Al provvedimento del Questore,pertanto, non residuano margini di discrezionalità che soli giustificano l’attribuzione della giurisdizione al giudice amministrativo.

La decisione in rito giustifica la compensazione delle spese di giudizio.

Quanto alla richiesta di liquidazione del compenso in relazione all’ammissione al gratuitop patrocinio il Collegio:

Ritenuto – in relazione alla nota spese in questione – di non potere liquidare alcunché a titolo di spese imponibili, non risultando dal fascicolo di causa alcun documento giustificativo delle medesime;

Ritenuto, altresì, quanto agli importi indicati sotto la voce "competenze", che gli stessi debbono essere, in primis, rideterminati nella misura minima prevista dalla tariffa professionale e, di seguito, dimezzati, in applicazione dell’art. 130 del d.P.R. n. 115 cit., che prevede la riduzione alla metà degli "importi spettanti al difensore" e, quindi, anche dei diritti di procuratore, per cui il totale liquidato a titolo di diritti ammonta ad euro 505,50;

ritenuto, quanto agli "onorari" di avvocato, che gli stessi debbono essere rideterminati in misura di poco superiore alla metà dei valori minimi delle tariffe professionali, ai sensi del combinato disposto degli artt. 82 e 130 del d.P.R. n. 115/2002, per un totale di euro 1.350,00;

Ritenuto, quindi, che alle suddette voci debbono essere aggiunti gli importi spettanti a titolo di rimborso spese generali nella misura del 12,50% nonché per l’I.V.A. e la C.P.A.;

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia, Sezione IV, definitivamente pronunciando sul ricorso in oggetto lo dichiara inammissibile per difetto di giurisdizione appartenendo la stessa al giudice ordinario.

Spese del giudizio compensate.

Provvede alla liquidazione dell’onorario, dei diritti e delle spese spettanti al difensore – in relazione al ricorso in epigrafe indicato e tenuto conto della nota spese depositata in atti – nella misura ritenuta congrua così come indicata in motivazione.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.

Testo non ufficiale. La sola stampa del bollettino ufficiale ha carattere legale.

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