Stato pontificio (o Stato della Chiesa)

Si tratta di territori sottoposti direttamente all’autorità papale attraverso la Donazione di Sutri fatta da Liutprando nel 728, e soprattutto grazie alla Donazione di Pipino con la quale il re dei Franchi donava a papa Stefano II i territori strappati ai longobardi: l’Esarcato, la Pentapoli e parte dell’Umbria.
Nel 774 Carlo Magno cedette allo Stato pontificio anche le città di Spoleto, Benevento, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Venezia e la Corsica.
Dopo la riforma gregoriana il papato non fu più sottoposto alla tutela esercitata dagli imperatori.
Innocenzo III (1198-1216) lo divise in quattro province.
Martino V nel 1418 diede nuova luce all’autorità papale.
Durante il secolo XVI lo Stato pontificio partecipo’ alle varie guerre della penisola italiana.
Dopo l’assunzione dell’egemonia spagnola in Italia, lo stato pontificio venne emarginato.
Sisto V (1585-1590) realizzo’ delle riforme nell’amministrazione dello Stato pontificio ma comunque si ebbe la sua decadenza economica e sociale.
Nel 1797 cedette alla Francia Bologna e la Romagna, nel 1798 venne istituita la Repubblica romana, nel 1809 l’impero Francese inglobo’ lo Stato pontificio.
Il Congresso di Vienna (1815) ridiede il potere temporale al papa.
Pio IX (1848), concesse lo Statuto, e fu costretto alla fuga dopo la proclamazione della nuova Repubblica Romana.
Al suo ritorno il papa (1850) realizzo’ una nuova politica antiliberale, che gli alienò le simpatie dei patrioti italiani.
Nel 1859 lo Stato pontificio perse l’Emilia e la Romagna, a favore del Regno di Sardegna, quindi le Marche e l’Umbria.
Nel 1861 aveva le dimensioni dell’attuale regione laziale, e con la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870) da parte delle truppe italiane, terminò la sua storia.

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