Composizione organica del capitale

Nella teoria economica marxista (v. Marx), è il rapporto tra capitale costante (c) e capitale variabile. Il capitale costante viene generalmente inteso come il valore del capitale che è incorporato nel valore dei prodotti finiti utilizzati nel processo produttivo; per capitale variabile s’intende, invece, il valore del capitale utilizzato per la remunerazione della forza-lavoro.
Tale rapporto misura quindi il valore dei macchinari utilizzati rispetto al numero di operai che sono occupati nel processo produttivo, ad un dato tasso di salario.
In formula la composizione organica del capitale può essere scritta:

@

Se aumenta la quota di capitale destinata all’acquisto di macchinari e materie prime aumenta la composizione organica del capitale; al contrario, ogni aumento della componente del capitale variabile la farà diminuire determinando così un più alto saggio di profitto (v.). Quest’ultimo può essere definito come il rapporto tra il plusvalore (v.) ed il capitale investito, ovvero:

@

Se, infatti, ipotizziamo che vi siano due imprese che abbiano una diversa composizione di capitale possiamo agevolmente verificare quanto detto in precedenza. Potremmo suddividere il valore totale della produzione di un’impresa in questo modo:

Vedi figura.

Da questi dati è facile verificare come nell’impresa Y la composizione organica del capitale sia più alta.
Infatti:

@

@

Per effetto dell’aumento della composizione organica del capitale, il saggio di profitto nell’impresa Y diminuirà. Si avrà, infatti:

@

Se esprimiamo questi valori in percentuali rapportandoli alla produzione totale, nel primo caso il saggio di profitto del capitalista rappresenta il 25% del valore totale della produzione, mentre nel secondo caso, per effetto dell’aumento della composizione organica, il saggio di profitto si ridurrà al 20%.
Secondo Marx, il capitalismo, per sua stessa natura, è spinto ad accumulare sempre nuovi mezzi di produzione (la componente c della composizione organica del capitale). L’aumento del capitale variabile v (l’unica componente generatrice di plusvalore), trova invece dei limiti fisici e sociali (numerosità totale della popolazione operaia ecc.). Ne consegue che, per Marx, nel lungo periodo il saggio di profitto è destinato a diminuire (cd. legge della caduta tendenziale del saggio di profitto).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *