È il contratto col quale un soggetto partecipa agli utili di un’impresa, ma non alle perdite, verso il corrispettivo di un apporto in danaro o altri beni (cd. (—) impropria), oppure, senza previo apporto, partecipa sia agli utili che alle perdite di un’impresa (cd. (—) propria) (art. 2554 c.c.).
La (—) propria permette il collegamento tra imprese, mentre quella impropria realizza finalità di finanziamento dell’impresa.
Al contratto si applicano gli artt. 2551 e 2552 c.c. in materia di associazione in partecipazione. Tale contratto non si può far rientrare tra i contratti di società, in quanto manca in esso una gestione e un patrimonio comune.
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Coimputato (d. proc. pen.) (Co-defendants)
Quando in un processo si procede nei confronti di più persone, ognuna di esse è coimputata dell’altra. La situazione di coimputazione è presa in considerazione dal codice in svariate norme: ad es. per l’indicazione dei criteri di valutazione probatoria della chiamata in correità (art. 1923 c.p.p.); per la disciplina della lettura delle dichiarazioni rese dall’imputato che rifiuti l’esame (art. 5131); per la condanna solidale al pagamento delle spese processuali (art. 535, co. 2).
Cognome (d. civ.) (Surname)
Il (—) è il nome della famiglia; fa parte del nome, insieme al prenome, o nome individuale.
Il (—) può essere modificato solo in casi eccezionali (art. 6, co. 3 c.c.); si acquista per nascita, per matrimonio (artt. 143bis e 156bis c.c.) e per adozione.
La migliore dottrina ritiene che il diritto al nome sia un diritto personalissimo, inalienabile ed imprescrittibile [Nome (Diritto al)].
(—) della moglie
La moglie aggiunge al proprio (—) quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile fino a che passi a nuove nozze (art. 143bis c.c.).
La donna perde il (—) del marito in caso di divorzio; tuttavia il tribunale può autorizzarla a conservarlo, in aggiunta al proprio, quando sussista un interesse suo o dei figli degno di tutela. Il giudice, inoltre, può, in via più generale, vietare alla moglie l’uso del (—) del marito, quando tale uso sia a lui gravemente pregiudizievole, e può parimenti autorizzare la moglie a non usare il cognome stesso, qualora dall’uso possa derivarle grave pregiudizio (art. 146bis c.c.).
Codice fiscale (d. trib.) (Tax)
Codice composto da 16 caratteri alfa-numerici per le persone fisiche e da 11 caratteri numerici per le persone giuridiche (per queste ultime corrisponde al numero di partita IVA) attribuito dall’anagrafe tributaria ai contribuenti e che consente la rapida e precisa identificazione degli stessi.
Il (—) deve essere indicato dal contribuente su ogni atto indirizzato all’autorità fiscale (dichiarazioni, ricorsi ecc.).