Rapporto Sutherland

Documento, consegnato alla Commissione nel 1992 da un gruppo di lavoro guidato da Peter Sutherland, ex commissario, contenente osservazioni sulla realizzazione e sul funzionamento del mercato interno (v.).
Secondo quanto indicato nel rapporto, che soffermava la sua attenzione soprattutto sulla libera circolazione delle merci (v.), il corretto funzionamento del mercato interno dipendeva principalmente dalla capacità delle istituzioni comunitarie e di quelle nazionali di operare in modo chiaro e coordinato. A questo proposito il documento conteneva una serie di raccomandazioni raggruppate in quattro sezioni:
— la regolamentazione comunitaria e la sussidiarietà. Il rapporto conteneva importanti indicazioni sulla cooperazione e sul coordinamento che doveva esistere tra le disposizioni nazionali e quelle comunitarie per il corretto funzionamento del mercato interno, contribuendo in maniera significativa alla corretta definizione del principio di sussidiarietà (v.);
— rassicurare i consumatori e le imprese. In vista di una appropriata tutela del consumatore (v.), il gruppo di lavoro suggeriva che l’attività legislativa delle istituzioni comunitarie fosse caratterizzata da semplicità (v. Semplificazione legislativa), chiarezza e coerenza, sia per facilitare la conoscenza, da parte dei consumatori e degli operatori delle imprese, dei propri diritti e del loro grado di tutela, sia per agevolare il processo di trasposizione della normativa comunitaria negli Stati membri;
— rispondere alle preoccupazioni dei soggetti di diritto comunitario. Partendo dalla constatazione che gli operatori nazionali del diritto non avevano una buona preparazione in merito al diritto comunitario (v.) e che le procedure nazionali erano inadeguate, i redattori del documento proponevano diverse misure per l’armonizzazione dei sistemi nazionali: migliore formazione comunitaria dei giudici, maggiore protezione dei consumatori, applicazioni delle sanzioni senza distorcere lo spirito comunitario;
— applicazione delle norme per la cooperazione. Per rafforzare la cooperazione già esistente tra gli Stati membri, il rapporto prevedeva l’istituzione di un partenariato amministrativo permanente costituito da vari sportelli (uno per ogni settore del mercato interno) situati in ogni Stato membro, in contatto tra loro e con la Commissione.

Sviluppo storico del diritto internazionale privato

Commento offerto dal dott. Domenico Cirasole direttore del sito http://www.gadit.it/

Il dip lo si deve allo storico . STORY nel 1834, e nasce come risposta all’intensificarsi di relazioni, commerci, garanzie e tutele.
Il dip parte avvolte dall’idea di parità tra tutti gli ordinamenti ( universalistiche), con una soluione condivisa; ovvero in altri casi abbandonando l’idea di parità, e prevalendo l’interesse nazionale, la soluzione è di origine statale; altre volte ancora si fa ricorso all’adozione di convenzioni che nascono dal diritto comparato tra i diversi ordinamenti.Risalendo nella storia ritroviamo lo ius gentium, elaborato per regolamentare i rapporti commerciali e non tra coloro che erano cittadini romani e coloro che non lo erano.Mentre alla caduta dell’ipero troviamo un’idea personale del diritto, infatti ogni popolo era sottoposto alle leggi della sua razza, a prescindere dal luogo e dal regno. Al contrario, nel IX secolo con la nascita del Saro Romano Impero, e del sistema feudale, norma applicabile indipendentemente dall’origine, razza, provenienza, era sempre la legge territoriale. Ma con la nascità delle città e l’intensificarsi dei rapporti commerciali, sorsero difficolta in ordine all’applicazione delle leggi locali, e fu essenziale quindi ricercare leggi con un più ampio consenso. Questo compito fù affidato alle università e ai glossatori, tra cui ricordiamo Accursio, e Sassoferrato. Ecco quindi che fino al XVIII secolo gli statuti reali si occupavano dei beni presenti sul territorio, gli statuti personali si occupavano delle persone che vivevano ed erano originarie del territorio, gli statuti misti che si occupavano delle azioni compiute nel territorio. Mentre dal XIX secolo con la nascita dello stato moderno, le questioni trasnazionali venivono risolte con norme nazionali. Story preciso che lo stato deve sempre acconsentire con un suo atto l’applicazione di una legge straniera, nel proprio territorio, mentre Savigny precisò che occorreva creare regole universali, tanto da evitare differenze di trattamenti per una medesima questione, nei diversi stati, e che era conveniente individuare a priori la legge appliccabile più conveniente per il rapporto, partendo da un’indagine sulla localizzazione del rapporto, cioè della nazionalità e della cittadinanza ( Mancini ), che si applica sempre per alcuni istituti, quali famiglia, successioni, e diritto personali ( diritto necessario), ma lasciando libertà alla volonta delle parti, nel caso di obbligaioni, di scegliersi la legge da applicare a quel rapporto. qesti principi erano conseguenza del principio della parità di tutti gli ordinamenti, e che la legge avesse come unico scopo sociale la protezione delle persone (per mezzo di una legge universale ed extraterritoriale), e la protezione degli interessi sociali, nel qual caso la norma troverà applicazione nel solo territorio dello stato.

Repubblica Ceca

Alla fine della seconda guerra mondiale l’ex Cecoslovacchia venne guidata da un governo di coalizione nel quale il partito comunista ebbe un peso fortissimo.
Soltanto nel 1967 il regime cominciò seriamente a vacillare sotto i colpi delle proteste degli intellettuali e delle leve più giovani dello stesso partito inclini ad avviare una serie di riforme nella gestione del potere.
L’anno successivo venne eletto primo segretario del partito Alexander Dubcek e per la Cecoslovacchia cominciò un periodo caratterizzato da un forte impulso al rinnovamento e dall’inserimento di elementi democratici (Primavera di Praga).
Il 21 agosto dello stesso anno, però, le truppe del Patto di Varsavia invasero il paese e ripristinarono il pieno potere e il controllo dell’Unione Sovietica.
Solo nel 1989 il paese assunse il nome di Repubblica federativa Ceca e Slovacca e nell’ottobre del 1992 le due repubbliche adottarono una risoluzione (v.) che sanciva la costituzione, a partire dal 1° gennaio 1993, dei due stati indipendenti.
La Repubblica Ceca ha firmato l’accordo europeo (v.) il 4 ottobre 1993 ed ha presentato domanda di adesione (v.) all’UE nel 1996.
Tra i paesi che hanno presentato domanda di adesione, la Comunità ha distinto fra quelli che, grazie al loro particolare sforzo di adeguamento legislativo, economico, sociale e culturale ricadono nel primo gruppo: Polonia, Ungheria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia e Slovenia; e quelli facenti parte del secondo gruppo che avranno, invece, un cammino più lungo da percorrere sulla strada dell’Unione. Questi ultimi sono: Bulgaria, Romania, Slovacchia, Lituania e Lettonia.
Il 12 dicembre 1997 si è aperto a Lussemburgo il vertice UE con il quale si sono predisposti gli strumenti utili ad avviare quel processo di ampliamento in grado di includere gradualmente tutti gli Stati che intendano far parte dell’Unione. Tra le decisioni prese a Lussemburgo, oltre alla istituzione di una Conferenza permanente sull’allargamento, si è predisposto l’avvio dei negoziati bilaterali con i sei paesi del primo gruppo.
La prima conferenza europea si è tenuta a Londra ed ha messo in luce la necessità di una più stretta collaborazione di tutti i paesi partecipanti allo scopo di risolvere i problemi legati alla criminalità organizzata ed alle politiche ambientali.
Il 31 marzo 1998 si sono aperti i negoziati bilaterali di adesione con i sei paesi del primo gruppo tra i quali, come già si è detto, figura la Repubblica Ceca.
Il Consiglio europeo (v.) ha tenuto a precisare che la contemporanea apertura dei negoziati non significherà che questi paesi arriveranno insieme a concluderli. Infatti, ciascuno di essi condurrà il negoziato in tempi coerenti ai risultati che sarà riuscito a raggiungere.
La Repubblica Ceca viene definita nell’Agenda 2000 (v.) una democrazia dotata di istituzioni stabili che garantiscono lo stato di diritto, i diritti umani (v.) ed il rispetto e la tutela delle minoranze. Può essere considerata una economia di mercato funzionante potenzialmente in grado, nel medio termine, di fronteggiare la concorrenza del mercato unico (v.).
Sono necessari, però, ulteriori progressi ed investimenti nei settori dell’agricoltura, dell’ambiente e dell’energia. Si incoraggiano, inoltre, riforme supplementari in campo amministrativo per la creazione di strutture capaci di applicare e far rispettare l’acquis communautaire (v

Rinvio pregiudiziale

art. 234 Trattato CE

Corrisponde alla procedura azionabile davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità europee da parte di una giurisdizione nazionale, quando vi sono dubbi sull’interpretazione o validità del diritto comunitario da applicare in una controversia concreta.